L’applicazione della pena su richiesta, comunemente detta patteggiamento, è disciplinata agli articoli 444-448 del codice di…
IMU, doppia esenzione ai coniugi: svolta storica ma con limiti

Un’importante svolta giurisprudenziale ridefinisce l’ambito dell’esenzione IMU per i coniugi, superando l’impostazione tradizionale che vincolava il beneficio all’intero nucleo familiare residente in un’unica abitazione. La Corte Costituzionale, con la sentenza n. 209 del 2022, ha dichiarato l’incostituzionalità della norma che subordinava l’esenzione alla coabitazione dell’intero nucleo familiare, riconoscendo invece come criterio valido quello della residenza anagrafica e della dimora abituale del singolo contribuente.
In scia a questo orientamento, l’ordinanza n. 9620/2025 della Corte di Cassazione ha accolto il ricorso di una contribuente romana, a cui il Comune aveva negato l’esenzione sull’immobile in cui abitava, riconoscendola solo per l’abitazione del marito. Sebbene entrambi risiedessero a Roma, il Comune riteneva applicabile l’esenzione solo a uno degli immobili, in base a un’interpretazione restrittiva dell’art. 13 del D.L. 201/2011.
La Cassazione ha ribaltato questo approccio: se due coniugi risiedono in immobili diversi, ma situati nello stesso Comune, entrambi hanno diritto all’esenzione, a condizione che in ciascuna abitazione vi siano residenza anagrafica e dimora abituale del titolare. Non si tratta di seconde case, ma di legittime residenze autonome, tutelate dall’art. 144 del Codice Civile, che garantisce ai coniugi la libertà di determinare l’indirizzo della vita familiare.
Questa pronuncia riflette le trasformazioni della società contemporanea, dove motivi lavorativi, personali o familiari rendono sempre più frequente la scelta – o la necessità – di vivere in abitazioni separate, pur mantenendo il legame affettivo.
Tuttavia, il principio affermato dalla Cassazione mostra un limite significativo: la doppia esenzione è riconosciuta solo se le abitazioni si trovano nello stesso Comune. Chi risiede in Comuni diversi resta escluso dal beneficio, nonostante le stesse condizioni di residenza e dimora.
Una disparità che appare sempre più anacronistica, in una società in cui la mobilità è una componente centrale della vita quotidiana. Penalizzare i coniugi che risiedono in Comuni distinti per motivi di lavoro o altre necessità equivale a premiare un modello familiare statico, a discapito di configurazioni più dinamiche e realistiche.
È quindi auspicabile un ulteriore intervento – giurisprudenziale o legislativo – che superi il vincolo territoriale e riconosca l’esenzione IMU a chiunque dimostri concretamente di abitare stabilmente e legalmente un immobile, indipendentemente dal Comune di appartenenza.
D’altronde, la stessa Corte Costituzionale ha chiarito che l’obbligo di coabitazione tra coniugi, previsto dall’art. 143 del Codice Civile, non può essere invocato come motivo per negare agevolazioni fiscali, qualora esista una giusta causa o una decisione consensuale per vivere separati.
Per chi pensava che l’unico modo per ottenere la doppia esenzione fosse una separazione legale, la giurisprudenza recente suggerisce di “desistere”: oggi, è possibile essere fiscalmente riconosciuti come due soggetti con diritti autonomi, anche restando coniugi.
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