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Ricorre il centenario dello scrittore più amato di sempre: Josè Saramago. Ripudiò il suo romanzo “Terra del peccato”

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Josè Saramago

Il 16 novembre 2022 ricorre il centenario della nascita di uno tra gli scrittori più amati di sempre: Josè Saramago.

Insignito del premio Nobel per la Letteratura nel 1998 in seguito alla pubblicazione di tre capolavori assoluti nella storia della letteratura mondiale: Storia dell’assedio di Lisbona, de Il Vangelo secondo Gesù Cristo e Cecità.

Il riconoscimento internazionale che sollevò aspre polemiche, in larga parte dell’opinione pubblica e del Vaticano, per colui che “ci permette di conoscere realtà difficili da interpretare”.

Per l’occasione del suo centenario ripercorriamo insieme le tappe principali di una vita insolita e di una carriera artistica unica.

José de Sousa Saramago nasce ad Azinhaga, in Portogallo.

Il padre era un agricoltore, trasferitosi a Lisbona nel 1924, dove trovò lavoro come poliziotto.

A causa delle difficoltà economiche familiari fu ben presto costretto ad abbandonare gli studi all’Istituto Tecnico.

Taciturno e introverso tira avanti con occupazioni precarie di vario genere: fabbro, disegnatore, correttore di bozze.  Fino a quando riuscì a lavorare come traduttore specializzandosi nelle opere di Colette, Pär Lagerkvist, Jean Cassou, Maupassant, André Bonnard, Tolstoi, Baudelaire.

In seguito lavorò come giornalista ed infine come direttore letterario e di produzione presso una casa editrice.

Nel 1947 scrisse il romanzo Terra del peccato che non ebbe successo e che in seguito ripudiò. L’opera, infatti, fu aspramente osteggiata dal dittatore Salazar che Saramago non smise mai di combattere, “ricambiato con la censura dei suoi scritti giornalistici”.

In quegli anni s’iscrisse anche al Partito Comunista sfuggendo sempre alle insidie ed alle trappole della Pide, la polizia politica del regime.

Successivamente s’avvicinò all’anarchismo: in effetti, bisogna sottolineare che non si può analizzare l’opera di Saramago prescindendo dalla sua attività politica.

Appena ventiquattrenne scrisse La vedova, nella quale ritrae la follia di María Leonor, storia di una giovane donna dilaniata tra sentimenti e obblighi sociali. Il romanzo fu ripudiato, e di fatto è solo nel 1966 che iniziò la produzione letteraria vera e propria con la raccolta di poesie I poemi possibili.

In quegli anni ebbe molto successo, anche come critico letterario per la rivista Seara Nova. Negli anni Settanta pubblicò diverse poesie, testi teatrali, romanzi e racconti dedicandosi completamente alla scrittura gettando le basi di quello che può essere definito “un nuovo stile letterario ed una nuova generazione post-rivoluzionaria”.

Fu proprio la Rivoluzione dei Garofani, del 1974, a determinare grandi cambiamenti non solo nella vita civile e politica del Portogallo ma anche nel mondo dell’arte.

La ritrovata libertà democratica indusse vari scrittori a rompere la “tradizione di resistenza che aveva caratterizzato la generazione precedente”, e fu in questo rinnovato clima culturale che emerse lo scrittore José Saramago.

La prima opera pubblicata, dopo la caduta di Salazar, fu il Manuale di pittura e calligrafia che ci mostra un artista rinato ma che non aveva ancora sviluppato un proprio stile letterario.

Fu con Una terra chiamata Alentejo, scritto all’età di sessant’anni, che nacque lo stile inconfondibile di Saramago i cui romanzi sono vere e proprie meditazioni sul senso di responsabilità e il potere.

Il successo internazionale arrivò però nel 1982 con l’opera Memoriale del convento.

Seguirono due opere importanti come L’anno della morte di Ricardo Reis e La zattera di pietra, “che gli varranno, oltre al successo di pubblico, numerosi riconoscimenti della critica”.

Morì nel 2010 a Lanzarote, sulle Isole Canarie.

La Fondazione José Saramago, di Azinhaga, ha deciso di celebrare il compleanno del proprio concittadino in maniera unica. La curatrice, infatti, ha spiegato che per ogni compleanno del genio scomparso sarebbe stato piantato un albero di ulivo.

Il progetto sponsorizzato da un agricoltore della regione, è stato presentato nel 2019 e da allora sono stati piantati novantanove ulivi, concentrati perlopiù in Rua Vítor Guia, una delle strade principali del paese.

Il 99esimo albero, piantato il 16 novembre trascorso, ha segnato l’inizio delle celebrazioni per il centenario.

Ciascuno degli ulivi ha ricevuto il nome di un personaggio di Saramago: il centesimo ulivo, in particolare, prenderà il nome dalla nonna materna, Josefa. “L’idea – afferma la responsabile della Fondazione-   nasce, dal fatto che ad Azinhaga – come aveva più volte ricordato José Saramago – non ci sono più gli uliveti e gli ulivi che aveva conosciuto da bambino”. Pertanto si è pensato di festeggiare piantando un centinaio di ulivi i in suo onore.

In Italia il centenario è ricordato dalle edizioni La Feltrinelli attraverso la pubblicazione del suo primo romanzo, La vedova, ancora inedito nel nostro Paese.

Una storia che conquista fin dalla prima pagina, grazie alla forza espressiva dei suoi personaggi, alle descrizioni dell’ambiente e alla sensazione di sospetto che alleggia nell’aria e che l’autore gestisce magistralmente fino alla fine. Oltre a questo escono anche tre edizioni speciali di Cecità, Le intermittenze della morte e Il Vangelo secondo Gesù Cristo nonché Il silenzio dell’acqua, una dolce fiaba illustrata dedicata ai più piccoli.

Roberta Fameli
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