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La nave funeraria come sepolcro e battesimo cristiano di Raedwald

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Basil Brown

Era il 21 maggio 1939 quando nei pressi di Sutton Hoo, luogo fondamentale per gli studiosi del periodo alto-medievale inglese e del popolo Anglo-sassone, fu restituito alla luce un importante ritrovamento archeologico.

I primi scavi furono condotti nel 1938 per volere dell’aristocratica locale Edith Marie Pretty, una vedova che in gioventù aveva girato il mondo, e dopo aver assistito a diversi scavi aveva sviluppato un forte interesse per l’archeologia e la storia.

Svariati anni prima suo marito le aveva suggerito di sondare il terreno nella località di Sutton Hoo dove erano presenti tumuli visibili e si sospettava la presenza di tombe di epoca alto-medievale tanto è vero che fu oggetto di scavi fin dal XVI secolo.

Dopo aver acquistato la proprietà da un contadino della zona nel 1938 Edith Pretty assunse Basil Brown che diede inizio agli scavi da cui sarebbe emersa un’area sepolcrale risalente al VII secolo realizzando una delle più importanti scoperte archeologiche del XX secolo.

Nato e cresciuto nel Suffolk, Basil Brown lavorava come appaltatore archeologico per il Museo di Ipswich quando fu contattato per coordinare le operazioni di scavo sotto una grande collina artificiale nella zona di Sutton Hoo.

Gli scavi proseguirono per tutta l’estate del 1939 e portarono alla luce la parte centrale della camera sepolcrale e il tesoro in essa contenuti. Le ricerche si conclusero alla vigilia della Seconda Guerra Mondiale, e furono poi ripresi negli anni Sessanta e in tempi più recenti, mettendo in luce una continuità interessante del sito, da insediamento protostorico ad avamposto romano, a cimitero di re barbari.

Basil Brown, profondo conoscitore della geologia locale nonchè archeologo dilettante, aprì tre tumuli nella prima stagione di scavi trovando perlopiù sepolture saccheggiate: nel tumulo due (il maggiore) trovò “dei rivetti navali in ferro e una camera sepolcrale già aperta con frammenti di artefatti in metallo e vetro”.

La presenza di tanti oggetti preziosi suggerì immediatamente che la sepoltura fosse stata organizzata con grande cura e attenzione ai dettagli, e che fosse stata vista come un rito sacro e importante ma anche che il defunto fosse una persona di grande importanza.

All’inizio si ritenne che i rituali e gli oggetti scoperti fossero di epoca vichinga: solo in seguito si giunse alla conclusione che la nave funeraria potesse essere il sepolcro di Raedwald del regno dell’Anglia orientale, primo sovrano inglese a ricevere il battesimo cristiano, uno dei regni anglosassoni più importanti dell’epoca in grado di gestire relazioni commerciali con altri paesi europei, e che fosse un sovrano influente anche a livello internazionale.

La nave, della lunghezza di ventisette metri, tirata a secco da una scarpata del fiume Deben verso il cimitero, in direzione dell’estuario si rivelò essere una sepoltura.

Nella camera sepolcrale lignea, al centro della nave, gli oggetti di uso domestico furono ritrovati contro la parete all’estremità della camera, mentre gli oggetti del corredo che avevano un carattere più personale erano disposti nella zona centrale dell’imbarcazione, dove si è pensato che poteva trovarsi il corpo.

Uno dei pezzi del corredo ritenuti più importanti è la grande fibbia d’oro massiccio, che, per la presenza di un recesso nascosto, è stata ritenuta un reliquiario. La decorazione è costituita da un intreccio in stile animalistico germanico.

La fibbia un tempo era unita a una cintura di pelle, alla quale era sospesa una borsa, ora perduta, al cui interno si trovava una collezione di trentasette piccole monete provenienti dalla Gallia merovingia, coniate tra il 575 e il 625.

Tali oggetti suggeriscono che l’Inghilterra anglosassone avesse forti legami commerciali con il continente europeo dell’epoca, fornendoci importanti informazioni sulle tecnologie utilizzate dagli anglosassoni, come la lavorazione dei metalli, la tessitura e la lavorazione del legno.

Altro oggetto prezioso è l’elmo del re che venne rivestito da sottili lamine di bronzo su cui erano incisi quattro diversi motivi: due con intreccio animalistico e due con scene a carattere figurativo, tratte dalla mitologia germanica e scandinava.

Il sito ha fornito agli studiosi una preziosa fonte di informazioni sulla cultura e la società anglosassone della prima metà del VII secolo, quando molte delle tribù germaniche, che abitavano l’isola, stavano cominciando a unirsi sotto un’unica leadership.

La scoperta ha avuto un impatto significativo sulla comprensione delle tecniche di costruzione navale dell’epoca, ispirando una nuova generazione di archeologi e studiosi che hanno continuato a esplorare e comprendere la ricca storia dell’Inghilterra anglosassone e della cultura europea dell’epoca.

Negli ultimi anni, il sito archeologico è diventato una destinazione turistica popolare, con un centro visitatori che fornisce informazioni sul sito e sulla cultura anglosassone. Inoltre, la scoperta di Sutton Hoo ha ispirato opere d’arte e letteratura, tra cui il romanzo “The Dig” di John Preston e la serie televisiva omonima del 2021.

Roberta Fameli
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